Gialli, bianchi e neri
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 294, p. 3
Data: 11 dicembre 1955
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Levati di mezzo — con opportuni massacri — i primi occupanti dell'America e dell'isole australi son rimasti di fronte, sulla terra, i Bianchi, i Gialli e i Neri.
I Visi Pallidi: quasi malati- d'anemia o scialbati dalla paura.
I Visi Rancidi: simili ai sofferenti d'itterizia o d'invidia.
I Visi Bui: fatti ghezzi dal colera o illividiti dal pensiero della vendetta.
Sembrano, queste, analogie suggerite dai colori della pelle, ma la storia dei nostri tempi le riempie di terribile verità. I Visi Pallidi, dopo aver ridotto in soggezione o vassallaggio quasi tutta la terra, cominciano ora a temere le altre due grandi razze che si svegliano e s'armano; nei Visi Rancidi, eredi di una civiltà più antica ma ossificata, c'è una specie di livore contro i prepotenti arrivati; nei Visi Bui, già comprati e venduti come bestiame da lavoro e ancor oggi trattati quali semibruti, serpeggiano pensieri di vendetta contro gli antichi padroni e contro i presunti soverchiatori.
Queste tre razze raffigurano anche l'età diverse del genere umano, e perciò naturalmente avverse. I Negri sono la fanciullezza, con la sua incoscienza e la sua gioia animale; i Bianchi la gioventù con la sua irrequietezza inventiva e temeraria; i Mongolici la vecchiaia con la sua saggezza estenuata, la sua crudeltà paziente e la sua fregola nostalgica di scimmiottare la giovinezza.
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